Ho viaggiato molto e i miei viaggi hanno sempre avuto un obiettivo ben preciso: sciare, scalare, vedere quel museo, quella città, quel parco.

Da quando viaggio con Cocò l’obiettivo è il viaggio stesso, senza mete precise, viaggiare per il gusto di farlo, certi che quello che incontreremo e faremo sarà una scoperta esaltante.

Cocò nasce con una storia non troppo felice, come purtroppo capita a molti cani.

Alla nascita il suo nome era Big, poi cambiato dal secondo proprietario in Cocò, nome forse femminile ma che comunque si adatta bene a lui.

Viene adottato e poi abbandonato almeno un paio di volte. Cocò non è un cane facile, pare che i primi due anni della sua vita gli abbia passati sotto un armadio, uscendo solo per mangiare e senza mai farsi toccare o accarezzare da nessuno, neppure dal suo padrone.

Cocò quindi è sporco, con le unghie lunghe e gli occhi pieni di epifora (colorazione rossastra dovuta a lacrimazione eccessiva).

Ha una paura fottuta di tutto e tutti, mangia, beve, piscia e caga in terra e scappa sotto il suo armadio, a volte si ferma ad osservare il suo tutore, ma da lontano, a distanza di sicurezza. Questa paura nessuno sa da cosa deriva, probabilmente la sua esperienza con gli umani fino allora non era stata così felice.

Dopo circa due anni, finalmente decide che può bastare e improvvisamente comincia a farsi toccare, coccolare, lavare e finalmente uscire dalle solite quattro mura, sua prigione per due lunghi anni.

Cocò sembra aver trovato la sua tranquillità ma… un bel giorno viene nuovamente abbandonato!

Io avevo conosciuto Cocò e il suo padrone e, anche se lo avevo solo intravisto un paio di volte, ero rimasto colpito dal suo sguardo, così impaurito e indifeso e pensavo spesso a lui.

La fortuna vuole che un amico comune un bel giorno mi telefona dicendomi che Cocò era stato prelevato da un canile che lo aveva catturato a girovagare per la strada e questo canile lo aveva restituito all’allevamento d’origine, che però, purtroppo, si trovava nell’impossibilità di tenerlo e accudirlo nel giusto modo, per cui era stato messo in un appartamento, da solo, gli veniva portato cibo e acqua una o due volte la settimana e continuava a piangere e rifiutare il cibo, per cui mi chiedeva se fossi stato interessato a prenderlo con me.

Alla notizia non ho esitato, pur avendo già un cane molto anziano, ero in montagna e il cane si trovava in Liguria, sono partito e sono andato a recuperarlo. Arrivato vedo e sento un cane che piange su un terrazzino ma riconoscere Cocò in quel cane era davvero difficile, magrissimo, sporco e con una ferita alla bocca. Riesco comunque a prelevarlo e durante il viaggio in macchina Cocò non ha fatto altro che vomitare e una volta a casa si è piazzato sotto il mio letto senza mai uscire per due giorni.

Dopo due giorni, mentre stavo dormendo, sento un qualcosa che si infila sotto le mie coperte, era Cocò, ha appoggiato la sua testolina sulla mia pancia, mi ha leccato la mano e si è messo a dormire.

Da allora, e sono trascorsi 3 anni, quella è diventata la sua routine notturna, si infila sotto le coperte, appoggia la sua testolina sulla pancia, mi dà una leccatina alla mano e si addormenta.

Cocò è rimasto un cane lunatico, e ogni tanto ha la necessità di appartarsi nel suo mondo sotto il letto, nell’angolo più buio, si fa toccare da pochi e basta un rumore un po’ più forte per spaventarlo, ma piano piano sta acquisendo sempre più coraggio e intraprendenza, di notte spesso, piange nel sonno, forse i suoi sogni lo portano a quei brutti momenti di solitudine che spero si allontanino dalla sua mente sempre di più.

I viaggi però sembra che servano molto a Cocò per dimenticare il passato. Quando viaggiamo lo vedo felice, ama l’aereo e l’automobile e si stupisce come me difronte a posti e panorami nuovi… per questo, insieme, formiamo una coppia davvero affiatata.

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